Note di regia di Antonella Panini

La vita come condanna

EMILIA: “… Non resta che la vita ai malvagi”.

Stretto nella cornice metafisica di un luogo assente, in uno spazio della mente e della colpa, il Principe vive nella reiterazione continua della tragedia. La sua è una condanna alla vita, alla veglia eterna, alla demonizzazione che la bocca di padre Galotti, arsa di angoscia, scaglia nella stretta finale.

L’inizio è un sogno, un incubo che agita il Principe, la sua gabbia, nella quale i personaggi entrano come apparizioni spettrali, carosello di immagini stinte e ingrigite. Lo stesso Marinelli è un’ allucinazione: demone occulto incistato nell’anima del sovrano e suo doppio.

L’azione muove dal non tempo dell’oblio, al tempo trascorso della memoria, per giungere al tempo corrente della commedia e ritornare al tempo assoluto della tragedia nel tempo compresso di un atto unico.

A siglare le fasi di questo scorrere ineluttabile del tempo tragico sono le video immagini di Cristina Spelti che anticipano i temi dell’opera e concorrono allo sviluppo drammaturgico. Sono video frammenti, evocazioni, richiami alla reale città di Guastalla e ricordi che costruiscono le ambientazioni poetiche in cui i personaggi si muovono.

I personaggi sono icone, arrivano da un altrove per abitare il presente dell’azione ognuno con la propria funzione e ambigua complicità.

Nel dramma Lessing colloca un cammeo, un omaggio, forse, alla commedia italiana, all’apertura del terzo quadro con l’arrivo a Dosolo di Emilia, Claudia e la contessa Orsina. Ed è proprio quest’ultima la sibilla della commedia, che porta il vento dello Sturm und Drang.

Lo spettacolo, di  classica semplicità con tutte le tensioni di un dire contemporaneo è costruito con estremo rigore formale che, pur nella sua italianità, esprime un profondo legame  con l’idea di  nuovo teatro che Lessing enuncia nella sua Drammaturgia d’Amburgo. In questo allestimento non c’è nulla di estremo, nulla di forzato, bastano le parole di Lessing chiare e incontrovertibili a tendere un dialogo autentico con l’attualità.


La violenza della seduzione

EMILIA: “… E’ la seduzione la vera violenza”.

Un principe di gran fascino e  potere e una fanciulla innocente, non avvezza a lusinghe e artifici la cui bellezza viene ritratta ed eletta a icona di perfezione.  Il principe la desidera e la fanciulla non può resistergli. Violenta è la seduzione, violenta è la resistenza per chi non ha difese.

La seduzione che il potere è capace di esercitare sulle anime candide e i mezzi che adotta per farlo è coercizione.

La tragica storia di Emilia Galotti è la storia di una adolescente che paga con la vita il diritto di scelta.   E’ la storia di una adolescente che non ha difese contro la forza seduttiva di chi detiene il potere.

E’ la storia dell’impotenza che i giovani vivono rispetto ai grandi sistemi di potere che li circondano, li controllano, li circuiscono e li seducono. E’ la storia del potere che assimila a sé le sue vittime.

Emilia Galotti è il testo cardine del teatro tedesco, insegnato, in Germania in ogni ordine scolastico. L’autore, il celebre filosofo Gotthold Ephraim Lessing, sceglie un tema che oggi rimanda a consuete pratiche di potere attraverso l’esercizio della seduzione in tutte le sue forme correnti.

Ma la seduzione è sottile e nell’intreccio drammaturgico entrano in competizione altri personaggi, maestri nel gioco seduttivo: La contesa Orsina e il Marchese Martinelli; allora il gioco si fa grave e fatale. Tutti diventano complici e ugualmente colpevoli della morte di Emilia e ognuno secondo il proprio ruolo.

Lessing ambienta l’opera a Guastalla intitolandola Emilia Galotti. Da questo sodalizio, tra un capolavoro letterario, i valori che esso comunica, il nostro territorio e il nostro tempo nasce l’articolato progetto Lessing Made in Italy che Ars ventuno Drama propone  alle scuole secondarie in occasione della prima nazionale di Emilia Galotti prodotta dal Teatro di Guastalla.